Vita dura per le farmacie che fanno distribuzione all'ingrosso

Le conseguenze che il dicastero ricava dal principio, confermano così la linea della "tolleranza zero" perseguita da tempo da Federfarma: «I medicinali acquistati dalla farmacia utilizzando il codice univoco della farmacia» continua il dicastero «debbono essere conservati nei magazzini annessi alla farmacia» e possono essere soltanto «venduti al pubblico, in quanto destinati all'esercizio farmacia». Non solo: anche quando distributore e titolare sono la stessa persona, il passaggio dei medicinali «deve risultare formalmente dall'uso dei distinti codici identificativi, che tracciano il cambiamento del titolo di possesso»; inoltre, una volta ceduti, i prodotti devono transitare dal magazzino del grossista a quello della farmacia, «che deve venderli solo ed esclusivamente al pubblico e non ad altro distributore e/o farmacia». In altri termini, «l'unico movimento previsto dalla farmacia al grossista è la restituzione, che avviene a fronte di errori di fornitura o rientri dal cliente».
Il parere, che la Regione Lombardia ha già distribuito ad Asl, carabinieri dei Nas, farmacie e distributori del territorio, è stato accolto con soddisfazione da Federfarma: «Dalla Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio
farmaceutico del Ministero» commenta la presidente del sindacato titolari, Annarosa Racca «arriva un chiarimento che dà ragione a quanto noi sosteniamo da sempre. Carenze e irreperibilità sono inaccettabili, ben vengano la massima severità e il rispetto delle regole». Il parere del dicastero sarà analizzato in tutte le sue ricadute nella prossima assemblea generale di Federfarma, in programma domani. (AS)
fonte:
Federfarma
