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Disoccupazione, Novellino: professione ancorata alla dispensazione

La condizione lavorativa degli 'specialisti del farmaco' sembra subire i forti contraccolpi della disoccupazione che a fine 2016 era pari a circa 7mila unità su 95mila farmacisti. I farmacisti non trovano lavoro o vengono pagati persino con i voucher, e quel che è peggio è che le prospettive sono di un aumento sempre più sostenuto, dato che il numero di laureati e di iscritti all'albo cresce di anno in anno, mentre l'attuale sistema occupazionale sembra avere già raggiunto il livello di saturazione. «Il problema vero - spiega a Farmacista33Ettore Novellino, Presidente della Conferenza dei Presidi delle facoltà di Farmacia - è che per difendere alcuni privilegi si sta gestendo la professione in maniera medioevale, bloccando così l'intero sistema e la naturale evoluzione delle cose». Secondo Novellino, infatti, la figura del farmacista è «rimasta ancorata alla dispensazione dei farmaci non facendo così quel salto di qualità che permettere ai giovani laureati di trovare anche altri sbocchi professionali». 

«Uno dei principi concetti che dovrebbe affermarsi - precisa - è che il farmacista può e deve avere un ruolo preponderante non solo nella cura della patologia, ma anche nella sua prevenzione. E questo può avvenire accrescendo le sue competenze». La presa in carico del paziente, insomma, un nuovo ambito nel quale il farmacista potrebbe reinventarsi. «Uno dei campi possibili - aggiunge Novellino - è quello della nutrizione, visto che la maggior parte delle patologie sono di tipo dismetabolico. Se si tenesse conto di quanto queste patologie sono ormai frequenti nella popolazione e quanto incidono sulle tasche del Ssn, sarebbe ovvio che coinvolgere il farmacista potrebbe rappresentare una valida e sensata decisione».

Serve però una maggiore specializzazione dei professionisti. «Già da due anni abbiamo proposto materie aggiuntive per il nuovo Piano di studi, abbiamo inserito oltre il discorso di controllo delle patologie anche il concetto di benessere, inteso cioè come assenza di malattie». Per Novellino, insomma, bisogna considerare il farmacista come un perno della struttura della medicina di base sul territorio. «Un altro ambito in cui può essere anche impiegato il farmacista, è quello del benessere estetico, che io chiamo del 'bellessere'». Una farmacia al passo con i tempi, dunque, che però non può essere ridotta alla definizione di 'farmacia dei servizi', ormai inattuata e superata. «Farmacia dei servizi è una definizione troppo vaga. Dobbiamo ripensarla come lo snodo che mette insieme tutti gli attori presenti sul territorio e che diventa il punto nevralgico della cura del paziente prima, durante e dopo la malattia», conclude Novellino. 


Rossella Gemma
 
 

fonte:

Farmacista 33

 
 

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