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C'è sempre più preoccupazione, ma anche disorientamento, tra i dipendenti, per un contratto nazionale scaduto ormai da oltre sei anni, uno stipendio che non vede aumenti da troppo tempo, prospettive di crescita e carriera che sembrano non esserci, uno scenario in evoluzione, che, tra liberalizzazione degli orari, farmacia dei servizi, aumento del carico burocratico, ha cambiato le condizioni di lavoro. In questo quadro «ormai di sofferenza» è la segnalazione di Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale farmacisti non titolari, Sinasfa, «il rischio è che si svilisca la professione e che siano sempre di più i farmacisti che abbandonano il mondo della farmacia». La situazione, spiega, «è sempre più di crisi. A livello economico, c'è sempre più sofferenza tra i dipendenti anche perché l'ultimo aumento risale ormai circa a nove anni fa. I dipendenti, dalle segnalazioni che riceviamo, sentono di non avere prospettive di miglioramento, economico, di carriera o nella stessa qualità del lavoro. Dall'altra parte, proprio le evoluzioni dello scenario in cui operano le farmacie e la crisi economica hanno determinato forti impatti anche sulle condizioni di lavoro: in primis la liberalizzazione degli orari, ma anche l'aumento del carico burocratico o la farmacia dei servizi, che incrementa responsabilità e mansioni a fronte di un organico che resta, spesso, uguale; come pure la diminuzione del valore della ricetta Ssn che porta a spingere talvolta sulla parte commerciale. In questa situazione, si fanno sempre più strada sentimenti di svilimento e da quello che percepiamo sono sempre di più i farmacisti che pensano o stanno abbandonando il mondo della farmacia, soprattutto quelli di un'età intermedia, ancora lontani dalla pensione - mentre chi è più vicino alla pensione, aspetta di arrivare a quel traguardo. E anche tra i giovani vediamo diffondersi una tendenza a cercare nuove strade aggiuntive che permettano l'esercizio di una professione in autonomia, per esempio una seconda laurea che consenta di fare il nutrizionista, o anche a valutare l'apertura di una parafarmacia».
In tutto questo, «da sfondo, appunto, c'è un rinnovo che ancora non avviene, nonostante ormai sia da tempo che se ne parli. I dipendenti hanno bisogno di sapere dove si sta andando, e non capiscono come, con incontri tra le parti che si fanno sempre più radi, si possa arrivare a definire una piattaforma che possa essere condivisa». Se tutti gli aspetti normativi vanno necessariamente modificati, per adattare le regole alle nuove condizioni di lavoro delle farmacie, «l'urgenza più stretta - su cui ci auguriamo uno sblocco il prima possibile - riguarda soprattutto la parte economica, ormai non più rimandabile e che sta costringendo i dipendenti a situazioni che si fanno sempre più insostenibili».