
Retromarcia sempre più probabile sulla liberalizzazione degli orari del commercio decretata due anni fa dal governo Monti. Oggi infatti dovrebbe approdare al Comitato ristretto della commissione Attività produttive della Camera il progetto di legge che sintetizza e integra le proposte presentate a loro tempo da M5S, Forza Italia e Pd, più il progetto di iniziativa popolare promosso da Confesercenti e Cei. La bozza, in sintesi, introduce dodici giorni di chiusura obbligatoria per tutti gli esercizi commerciali (esclusi pubblici esercizi, edicole, fiorai e stazioni di servizio), in concomitanza con le maggiori festività civili e religiose: 1° gennaio, Epifania, 25 aprile, Pasqua, Pasquetta, 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 1° novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano. I comuni, consultate le associazioni di categoria, possono sostituire fino a sei di tali festività con altrettanti giorni di chiusura nel corso dell'anno (per venire incontro alle esigenze delle località turistiche). Nessuna modifica invece sugli orari liberi, ma per le domeniche la proposta di legge consente accordi in deroga da sottoscrivere a livello locale. Inoltre, il testo propone incentivi fiscali e contributi (per ristrutturazioni, informatizzazione, efficienza energetica) a favore dei negozi fino a 150 metri quadri nei comuni con meno di 10mila abitanti e fino a 250 metri quadri negli altri.
Il testo dovrebbe essere esaminato in sede referente dalla commissione Attività produttive già nella prossima settimana ma prima andranno superate le perplessità dei vari gruppi: il M5S, infatti, vorrebbe un giro di vite anche sulle aperture domenicali, Forza Italia invece ritiene eccessivi 12 giorni di chiusura obbligatoria. Dello stesso avviso Federdistribuzione (la sigla di rappresentanza della gdo), secondo la quale dodici giorni sono «un'enormità» ; per Confesercenti, invece, va corretta la deregulation totale perché avrebbe creato soltanto disagio sociale.
Il Governo, infine, parrebbe propenso a imboccare una via mediana: come ha spiegato a Confcommercio il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, va bene fissare alcune chiusure obbligatorie ma nel complesso gli operatori dovrebbero essere lasciati liberi di organizzare il proprio calendario in base alle singole esigenze.