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La soluzione del ministro Grillo alla carenza dei medici negli ospedali

Allarme sanità. “Giovani medici subito in corsia” titola in apertura di prima pagina la Repubblica, che per il secondo giorno consecutivo indica l’emergenza del momento: ovvero, “Sarà un’estate da codice rosso per la sanità, mancano 8.000 medici nelle corsie italiane”, tanto che ieri consigliava con una certa dose di ironia: “State sani, se potete”.

Oggi il quotidiano di Largo Fochetti a Roma torna sull’argomento anche con un’intervista al ministro della Salute Giulia Grillo che sottolinea come il settore sanitario sia “asfittico anche nelle zone migliori” ciò che comporta che si debba investire anche se “ci vorranno anni, in ogni caso, per aggiustare i guasti”. E poi aggiunge: “Bisogna alzare gli stipendi di chi è negli ospedali pubblici per evitare le fughe. Incentivi a chi sceglie specialità trascurate come anestesia”.

Il punto è che la situazione è arrivata ad un livello di guardia ormai insostenibile in quanto “pensionamenti e ferie costringono gli ospedali da Nord a Sud a ridurre i ricoveri e gli interventi” denuncia il quotidiano in quella che si prefigura come una vera e propria campagna giornalistica in solitaria, che ha questo incipit: “L’Italia è senza medici”.

Tanto che per l’emergenza ospedaliera “e con l’inizio del periodo di ferie estive nelle corsie ritorna l’ipotesi di utilizzare i camici bianchi militari per aiutare le regioni in difficoltà”. Oltre a precettare, forse, anche i giovani laureati. Ma il ricorso alle divise verdi dei militari ha sollevato una risposta piccata dell’Assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, che così si è espresso: “Non è possibile che ogni volta che vi sono dei problemi vengono chiamati in causa i militari, prima per le buche di Roma, ora per le carenze di organico. La strada maestra deve essere quella di tornare a investire sul Servizio sanitario pubblico”. E il suo presidente e segretario del Pd Nicola Zingaretti ha chiesto più investimenti sulla sanità e “50 milioni subito per le scuole di formazione dei giovani medici laureati”.

“I problemi ci sono in mezza Italia e per risolverli in molti potrebbero rendere subito operativa una misura prevista dal Decreto Calabria voluto dalla ministra Grillo” si legge ancora. Anche se “il problema delle carenze non riguarda tutte le specialità, alcune hanno difficoltà molto maggiori di altre. Si tratta appunto dell’emergenza-urgenza, dell’anestesia e rianimazione, della chirurgia generale e anche della medicina interna. Per questo le regioni chiedono che le Università bandiscano più posti nei settori in crisi e meno in altri, dove praticamente non ci sono difficoltà di organico”. Adesso, comunque, a preoccupare di più le regioni sono i pronto soccorso, già di per sé congestionati. I giovani non scelgono questa specializzazione perché è molto faticosa e con pochi sbocchi di carriera, si può leggere nel servizio giornalistico.

E sul punto di come fronteggiare la crisi, la ministra Grillo sostiene che “il Decreto Calabria appena adottato permette di far lavorare i medici che frequentano l’ultimo anno della specializzazione, se questa dura 4 anni, o gli ultimi due, se dura 5. Serve a dare una boccata d’ossigeno alle Regioni e a far entrare i giovani nel servizio sanitario con tutele reali. Poi abbiamo sbloccato, anche se non del tutto, il turn over ossia le assunzioni in tutte le Regioni, anche in piano di rientro, cioè le più colpite dal blocco di oltre 10 anni fa”

“I medici in meno in questo settore sono circa duemila su ottomila - spiega Carlo Palermo del sindacato dei medici ospedalieri Anaao - La sofferenza è maggiore al centro-sud, dove ci sono ospedali con dotazioni organiche inferiori del 30% rispetto al 2009”. Questa la situazione, mentre il quotidiano romano dedica anche un articolo a “I dottori con il trolley. Un turno a Bologna e uno sull’Appennino” a dimostrazione di come il personale medico si debba dividere tra zone diverse per coprire le carenze di personale. Per chi si sposta in montagna in genere c’è un super-bonus da 250 euro al giorno mentre chi fa la notte dopo il lavoro in città prende 60 euro l’ora.

 
 

fonte:

AGI

 
 

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